Un uovo decorato secondo la tradizione della Pasqua ortodossa si schiude tra le mani di
Irina che avanza incerta ma con un sorriso talmente potente e disarmato insieme da
asfaltare le montagne.
Mi chiede di accompagnarla da Valentino per consegnargli questo dono...
La lingua incomprensibile, la timidezza, la poca conoscenza tra i due sono barriere e
forse io posso fare da ponte. Non c’è bisogno di fare molto in realtà: ad abbattere le distanze bastano le mani di entrambi che si toccano nel dare e ricevere, la sincerità con cui Irina consegna il dono e la gentilezza autorevole con il quale Valentino lo riceve.
L’incontro avviene in sordina a fine laboratorio quando, sulla scia del divertimento vissuto nelle ore insieme, lentamente si va lasciando il convento per tornare al quotidiano.
Esso però è talmente intenso, seppur quasi invisibile, che intorno si fa silenzio.
Nel tempo sospeso di quel tocco di mani avviene un dialogo intimo di accoglienza e disponibilità reciproca.
Mi taccio e mi faccio da parte, rimango ad ascoltare grata di essere testimone di questo momento.
Le uova sono state oggetto della prima azione che ha aperto la giornata di lavoro
insieme ed ora la chiudono. Agnese, Valentino e Maria, infatti, hanno preparato per il gruppo le Ferratelle e il primo ingrediente sono state proprio le uova!
Sorrido pensando all’alchimia di questo incontro: 12 gusci di uova rotti che si trasformano in un guscio integro e meravigliosamente decorato...un’opera d’arte.
Rifletto quanto nel mio lavoro sia fondamentale risiedere nei luoghi, lasciare tempo che essi respirino per esprimersi ed essere sensibile nel cogliere ogni manifestazione spontanea di espressione.
In fondo l’arte più raffinata da praticare è quella dell’incontro, un lento lavorio di artigianato dove la creatività è alimento necessario.
A volte basta solo creare il contesto affinché avvenga la magia di questa alchimia: allora le mani si incontrano, parlano e il cuore comprende.