LA MEMORIA, COME L’OMBRA, HA BISOGNO DELLA LUCE ED È BELLA.

Intervista ad Alessandra Amicarelli


Alessandra Amicarelli è l’artista che si è occupata della realizzazione e dell’installazione site specific per la Festa-Spettacolo all’interno della Chiesa di Sant’Antonio.

Le abbiamo chiesto cosa significa per lei “Teatro animato” e in che modo è stata realizzata la sua opera partendo dalla storia narrata da Silvio Salvatore Sarra.


Alessandra, cosa significa per te teatro animato?

“Allora, teatro animato è un'espressione che che io amo usare per definire quel teatro in cui tutto prende vita, dal corpo dell'attore, alla sua voce, alla scenografia e allo spazio che lo circonda fino agli oggetti, i materiali, le forme, le luci e le immagini proiettate.

Tipicamente, in Italia, questo teatro viene definito in modo ufficiale “Teatro di Figura”.

Io preferisco dargli questa connotazione supplementare di animazione, perché da sempre penso che il contenuto fondamentale di questo tipo di teatro è quello di essere capace di dare vita, di animare ciò che abitualmente per noi non ha vita propria: gli oggetti, le figure, le marionette…

Credo che parole come animazione/animato/anima siano parole che descrivono una dimensione dalla quale ci siamo distaccati e che probabilmente stiamo cercando di ricontattare attraverso una comprensione più profonda del mondo e attraverso una comprensione più adeguata della posizione dell'essere umano all'interno di questo mondo.

Scopriamo che l'essere umano non è l'unico protagonista assoluto dominante, ma è uno dei molteplici figuranti che abitano la complessità, la ricchezza e la bellezza di questo mondo.

Il teatro animato è quindi un teatro in cui la parola manipolare, usata ad esempio nell'espressione “manipolare una marionetta” non non trova più molta corrispondenza con la sensibilità attuale.

Non si tratta quindi di manipolare, ma di mettersi in dialogo e in ascolto con il mondo che ci circonda.

Con questa attenzione possono emergere narrazioni e rappresentazioni immaginarie che possono forse aiutarci ad affrontare le urgenze dei tempi attuali.”


Com’è stata realizzata la tua opera?


“Il testo di Silvio Salvatore Sarra narra degli eventi che hanno visto gli abitanti di Civitaretenga salvare il convento di Sant'Antonio durante la Seconda Guerra Mondiale, il quale era stato trasformato dai tedeschi in un deposito di armi.

Per me, in questo testo, la luce e il buio si alternano creando immagini contrastanti che mi sono subito apparse come dei potenziali quadri realizzabili con la tecnica del teatro d'ombre.

Questa visione ha ispirato la creazione di una rappresentazione dal vivo durante la festa-spettacolo all’interno della chiesa di Sant'Antonio e di un'installazione successiva nel comune di Navelli. 

Ho dunque intagliato 5 quadri di legno e cartone ciascuno di dimensioni di 60 x 60 e ciascuno sintetizzando gli episodi chiave del racconto di Sarra. Ho poi intagliato nel legno 21 sagome alte circa 40 centimetri raffiguranti i testimoni che hanno firmato il testo di Sarra e mi sono basata per creare queste sagome sulle foto dell'epoca che mi sono state fornite. 

Una sagoma in particolare ritrae proprio Salvatore Sarra da bambino. 

Successivamente ho posizionato questi quadri e queste sagome all'interno della chiesa di Sant'Antonio sistemandoli sulle panche devozionali in modo da creare un percorso.

Alcune panche erano disposte per consentire a piccoli gruppi di spettatori di sedersi durante la rappresentazione facilitando così la visione delle grandi ombre proiettate sulle pareti della chiesa, grazie a una piccola luce che azionavo io stessa muovendomi nello spazio.

L'effetto di gigantismo delle ombre che si sovrapponevano agli arredi, alle statue e ai dipinti della chiesa ha generato veramente un'atmosfera molto suggestiva ed emozionante.

Un elemento fondamentale del progetto è stato anche l'aspetto sonoro: durante i giorni di residenza ho registrato le voci di alcuni abitanti di Civitaretenga che hanno letto il testo di Sarra e i suoni degli arredi e degli strumenti presenti nella chiesa, come l'organo, le campane e il battistero in bronzo.

Ho poi catturato anche i suoni naturali del cimitero adiacente la chiesa dove riposano tutti i testimoni della vicenda, per cui ho registrato anche il suono del vento, il fruscio delle cicale e il cinguettio degli uccelli.

Inoltre ho registrato anche gli attori e le attrici presenti in residenza provenienti da tutta Italia; mi hanno prestato le loro voci per pronunciare i nomi dei testimoni che hanno firmato il testo.

Ho utilizzato anche una parte della colonna sonora del film “Il sole sorge ancora” del 1946 diretto da Aldo Vergano e l'ho usato come sottofondo: il risultato è stata una composizione sonora che ha accompagnato la narrazione creando un tappeto sonoro per la performance. 

Esistono due versioni di questa composizione: una adatta alla diffusione nella chiesa di Sant'Antonio con una sola voce narrante e una per l'opera custodita presso il comune di Navelli. 

L’ultimo giorno di residenza l’ho dedicato a comporre e riunire tutti i quadri e le sagome posizionandoli su un tavolo di legno creato appositamente per l’occasione dall’artigiano Gianluca Priore, che ha utilizzato vecchi legni usurati dal tempo.

Questa installazione permette ai visitatori di fruire delle proiezioni delle ombre delle sagome sia sul tavolo che sulle pareti e il soffitto circostanti, utilizzando una piccola torcia di luce messa a disposizione.

Inoltre i visitatori possono ascoltare la composizione sonora e leggere il testo originale di Sarra."


LA MEMORIA, COME L’OMBRA, HA BISOGNO DELLA LUCE ED È BELLA.
Conventus 9 agosto 2024
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